Spesso si attacca la scuola.
Accade che si dica che i docenti non comprendano le difficoltà dei nostri figli (e spesso è vero), che dicono che la Dislessia e DSA siano "invenzioni" (e spesso è vero), e che dovrebbero partecipare, e stare attenti, a molti più corsi (ed anche questo è spesso vero).
E' da ormai molti anni che ho iniziato a fare formazione a scuola su DSA, ADHD e, oggi sui BES.
Parliamo di screening, intervento, PDP, misure dispensative e compensative, strategie educative, etc.
Inizialmente sono però un pò tutti molto scettici nei confronti della Dislessia e DSA.
Poi, con tutti i docenti, io in primis, ci mettiamo "in gioco", iniziamo con il "vivere" le difficoltà di un bambino dislessico, a vedere già da subito le prime soluzioni, e pensare alle loro pratiche soluzioni in classe.
Solo negli incontri più avanzati inizio a presentare la definizione oggettiva di Dislessia e DSA, la quale, poi diventa molto più "comprensibile".
Qui inizia una mia breve riflessione.
Appare chiaro come la scuola, può e deve essere vista anche nell'ottica dei suoi limiti, ciò al fine di superarli insieme. Vi racconto ora di due, tra i moltissimi, risultati che alla fine si ottengono.
Il primo è quando, un docente ti dice ( e capita spesso): "noi per il tuo ultimo incontro siamo impegnati in altre attività, ma stiamo facendo di tutto per spostare quell'attività, oppure non ci andiamo, ad ogni modo ci saremo qui con te".
Dopo molte ore di corso a scuola avrebbero la scusa per non partecipare, ed invece si impegnano per esserci.
La seconda è quando, nonostante le risorse limitate delle scuole italiane, le richieste di formazione da parte delle stesse, tramite il buon dialogo tra insegnanti e docenti di diversi istituti, sono sempre più numerose, e con voglia di conoscere, SUL SERIO i Disturbi Specifici di Apprendimento, Dislessia, ADHD, e B.E.S.
Morale: non diamo sempre e solo la colpa alla scuola, ma assumiamoci le nostre responsabilità. Chiediamoci quanto noi specialistici influiamo nella qualità formativa dei docenti che noi stessi formiamo?
E dunque se, nonostante tutti corsi di formazione a scuola, ancora ed ancora ci sono più difficoltà di prima nel capire che la dislessia non è una malattia, che questi bimbetti vanno aiutati, etc: sarà sempre e solo colpa degli insegnanti?
Io credo che le cause e soluzioni possano essere all'interno di due punti:
a) Cerchiamo anche noi, specialisti che entriamo nella scuola, di capire i disagi (in classe non hanno solo quel ragazzino), e le difficoltà (molti atti burocratici a cui assolvere), prima di iniziare a dispensare s-"consigli". Solo dopo ciò, dobbiamo essere NOI ad adattarci a queste loro esigenze.
Anche se comprendo che per molti specialisti (solo?) "del" loro "alto sapere", risulta difficile "abbassarsi" alle esigenze di un "semplice" insegnante.
b) Una scelta di di esperti formatori, non basati su criteri di "immagine" o di etichetta" (potrei fare mille esempi di palesi fallimenti in tal senso). Ma credo che possa essere più opportuno chiamare a scuola quel semplice "Esperto" che è lo stesso che poi segue il ragazzino il pomeriggio, quell'esperto che viene ai colloqui a scuola, quell'esperto che, se lo chiamate è presente, ed è presente con risposte concrete mettendosi in discussione. Vi assicuro che di colleghi così, nel loro silenzioso ma costante lavoro quotidiano, ne conosco di un numero infinito.
In conclusione io penso e credo fermamente che se vogliamo ridare dignità alla scuola italiana dobbiamo partire dall'insegnante più in difficoltà, della scuola più isolata con il casi più problematico.
Comprendere questa realtà, adattarsi ad essa e migliorala.
Un saluto a tutti
Gianluca Lo Presti
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