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20 mag 2014

Il DSM 5 aumenta le diagnosi dei disturbi elencati?

Il problema, dal mio punto di vista, non è il "DSM 5", in quanto esso è uno "strumento", ma il vero problema è rappresentato dall'uso che noi ne facciamo (o che non facciamo) del DSM 5.

In breve: il DSM (come ICD) nasce per parlare un linguaggio comune tra figure diverse in qualifica e geografia.
 

Pian piano: test psicodiagnostici, statistiche e criteri hanno sostituito colloqui clinici, osservazioni e percorsi diagnostici ragionati. Con il conseguente abbassamento delle compentenze degli operatori.


Dunque, dire che un'eccessiva frequenza diagnostica sia ascrivibile al DSM 5, credo che sia un bias cognitivo vero e proprio.
Potrei portare esempi infiniti,uno tra tanti è la DIAGNOSI di ADHD.
Nei criteri diagnostici NON si parla in maniera esplicita di test da somministrare in quanto è una diagnosi clinica (e non statistica), eppure nelle diagnosi di ADHD spesso vi è un elenco infinito di test somministrati in assenza di colloqui clinici ben approfonditi.

In conclusione, con l'augurio che la compenza nell'uso degli strumenti come il DSM 5 aumenti ricordandoci che questo manuale (di certo imperfetto) serve solo per una diagnosi nosografica-categoriale: ma che dimensionalità del disturbo (eventuale), prognosi, o non-diagnosi (e si, esistono anche queste): spettano sempre e solo alla nostra acuta professionalità.


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