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17 dic 2014

Rischi adolescenziali. Consigli della Psicoterapeuta




Buongiorno, siete tantissimi i genitori che ogni giorno leggete questo blog, e oltre i DSA vi sono anche le normali problematiche legate alla crescita ed adolescenza. Per questo motivo oggi vogliamo ospitare la collega, Dott.ssa Ada Moscarela, per parlarci di un tema che ci sta molto a cuore: la salute dei nostri ragazzi in un momento molto particoalre come quello dell'adolescenza. Buona lettura.

 

 
TUO FIGLIO BEVE?
ATTENZIONE AI CAMPANELLI D'ALLARME

La cultura mediterranea non è particolarmente severa sull'uso di alcolici: il vino sta sulle nostre tavole a pranzo e a cena, brindiamo allegramente alle feste e in fondo nessuno di noi sente di vivere in mezzo a degli alcolizzati. Scorpiamone di più.

Eppure l'alcol fa male: danneggia fegato e cervello soprattutto, e l'alcolismo è tra le dipendenze più diffuse e più ostiche da trattare. E ormai colpisce una fascia d'età sempre più giovane. Scopriamone di più.
Le statistiche più recenti registrano una costante diminuzione dell'età della prima sbronza: 12 anni.  Praticamente dei bambini, che ci costringono a domande inquietanti su come fanno a procurarsi l'alcol a quell'età o, soprattutto, quali sono i campanelli d'allarme che un genitore deve individuare per capire se suo figlio sta facendo uso di sostanze alcoliche.
Innanzitutto bisogna fare attenzione ai rientri a casa, soprattutto dopo le uscite serali: bocca impastata, scarsa coordinazione, confusione, occhi arrossati possono essere segnali di un utilizzo di alcol eccessivo se non di franca ubriachezza.
Se il sospetto poi è quello di un abuso di alcol o di altre sostanze, è necessario affrontare la situazione il prima possibile, non solo perché l'alcol danneggia gravemente l'organismo dei più giovani, ma soprattutto per prevenire la dipendenza.
Se nel tempo compaiono tosse persistente, alterazioni nel ciclo sonno/veglia, difficoltà di concentrazione e vuoti di memoria, aggressività, impulsività, alterazioni del tono dell'umore e calo del rendimento scolastico, è assolutamente necessario affrontare quanto prima il problema.
A questo punto è necessario comprendere che non è solo importante che il genitore individui la difficoltà il prima possibile, ma che sia disposto a mettersi in gioco insieme a suo figlio.
Che si tratti, infatti, di ribellione, di timidezza, di desiderio di appartenenza o conformismo, di mancanza di consapevolezza, di difficoltà nel gestire l'ansia o le proprie emozioni, se un fanciullo, poco più che bambino, sceglie l'ubriachezza è prioritario che sia tutta la famiglia a sentirsi parte del problema e a cercare soluzioni. Rivolgersi ad un terapeuta familiare non significa trovare colpevoli o scovare capri espiatori, significa innanzitutto tutelare la salute dei nostri figli e della nostra famiglia, significa trovare strategie educative e relazionali più sane, significa capire come affrontare le crisi e la vita in modo efficace e persino soddisfacente.
In questo articolo ti spiego le principali dinamiche psicologiche che sottendono la dipendenza da alcol: è da molti anni, infatti, che lavoro con alcolisti pluridecennali, persone che a volte hanno iniziato a bere persino prima che io nascessi...persone di cui l'ubriachezza adolescenziale è stata sottovalutata, bollata come "bravata" o "ribellione", come "fase di crescita". A 45 anni, poi, quegli adolescenti sono nel mio studio e nei reparti di disintossicazione con le vite totalmente assorbite dalla bottiglia, soldi sperperati, matrimoni rovinati, qualcuno pure con problemi legali.
Tutto questo può essere evitato.
Se riconosci in tuo figlio i comportamenti di cui ho scritto in questo articolo, NON ESITARE, contatta un terapeuta!

Ada Moscarella, psicologa, psicoterapeuta a Caserta e Napoli. Le mie principali esperienze riguardano contesti a rischio, di marginalità, con pazienti spesso affetti da patologie psichiche e/o fisiche pressoché croniche. Ho lavorato spesso con pazienti definiti "senza speranza", affetti da HIV, alcolisti gravi, psicotici... Insieme a ciascuno di loro ho intrapreso viaggi faticosi, dove la voglia di tornare indietro era costante, dove si è inciampati in rovinose ricadute; viaggi dove, però, abbiamo fatto pure scoperte inaspettate, dove abbiamo trovato potenzialità inespresse, dove alla fine ogni volta abbiamo potuto assaporare una soddisfazione intensa: quella di trovare la forza laddove prima si vedeva solo la debolezza e la vulnerabilità.

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